Il denaro è il ponte della diseguaglianza, decide chi può vivere, chi sopravvivere e chi morire. Denaro merce, e scarsa, perché possa creare debito e sottomissione.
Un mezzo che rende possibile non gli scambi ma le divisioni, l’esclusione, la distruzione del concetto di crescita umana. E la società che gli si è costruita attorno rende necessarie le recinzioni che bloccano i migranti nei Balcani, la fame nei paesi degli altri mondi, gli uffici di collocamento che si frappongono alla piena occupazione, le istituzioni che “non ci sono soldi” ed eliminano i servizi alla persona, le case farmaceutiche che impediscono le cure a causa dei brevetti, i provvedimenti legislativi che permettono la vendita dei beni comuni.
Una società costruita sul denaro, sugli scambi finanziari, sulle borse, sulle obbligazioni e sulle azioni, sui derivati, tutto tranne che sull’essere e sul rimanere umani.
Eppure il denaro nasce semplicemente da un click, non prevede sforzi ma necessiterebbe solo di controlli nella sua destinazione e nel suo utilizzo. I beni e i servizi sono invece sudore, progetti, lavoro, impegno, necessità e soddisfacimento.
Ma noi viviamo più di denaro che di pane anzi pensiamo, ragioniamo, progettiamo, impegniamo tempo più per il denaro che per il pane. C’è qualcosa che non va in questa economia di mercato
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