Art. 3 del TUE … considerazioni a caldo!

3. L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico.
L’Unione combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore.
Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri.
Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo.
Questo Trattato che tanto incide sulla nostra vita ha al suo interno l’art. 3 di cui sopra.
Si parla di “crescita equilibrata”: sarà forse quella che abbiamo visto negli ultimi anni? Paesi che crescono grazie a surplus commerciali e regolamentazione al ribasso del mercato del lavoro. Dall’altra Paesi che soffrono, vengono vessati e lasciati a loro stessi e che diventano terreno di acquisizione selvaggia da parte dei paesi più forti
Quindi è necessario, in questo sistema, tenere stabili i prezzi, contenere l’inflazione e gli unici margini di manovra sono nel campo del lavoro e dei salari. La moneta non è oggi una possibilità, e neanche l’inflazione guardando al fatto dell’immensa montagna di soldi che viene immessa mensilmente dalle banche centrali e che si perde nei rivoli dei ‘mercati aperti e sregolati da ogni normativa’. La globalizzazione, la concorrenza sleale, lo sfruttamento delle multinazionali e dei gruppi finanziari.
In un sistema più regolato, con intervento mirato, potere reale di Stato e banche centrali (al servizio dello Stato) avrebbe invece un senso e soprattutto potrebbero coesistere senza essere un concetto liberista, anzi. Potrei anche ricordare che quando l’inflazione cresceva al 15% e c’era la scala mobile, la gente poteva non curarsi della stabilità dei prezzi. Se produci, hai il necessario e si cresce, certe teorie possono seguire la storia e non il contrario.
Che bisogno c’è di mettere addirittura come fondanti certi principi, da distribuire poi nelle scuole dove si insegna fin da piccoli che il voto conta di più che imparare o a stare insieme. Abbiamo rinunciato ad inserire nelle nostre carte europee principi religiosi, unitari, i valori condivisi, perché ci riteniamo superiori, laici, liberi e indipendenti. Ma oggi non sappiamo nemmeno più da cosa o da chi siamo liberi e indipendenti.
Poi “mercato fortemente competitivo”, ma a chi interessa realmente essere così competitivo? E siamo sicuri che faccia bene? La competizione esasperata sta portando il mondo attuale allo sfascio totale, noi avremmo bisogno di solidarietà, cooperazione, sviluppo meno diseguale. Farci la guerra non sta portando a niente di buono mi sembra.

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