Il 9 gennaio 2016, è partito il progetto “Uno, nessuno e 10.000”. Diciotto incontri in diciotto mesi, a Ferrara, in cui poter ascoltare una versione diversa di come uno Stato potrebbe funzionare e di quali bisogni la moneta dovrebbe soddisfare. Un modo di riprenderci il nostro spazio di pensiero, riappropriarci del nostro tempo e decidere di ragionare. Una chiave di lettura dell’economia che aiuta a darci una ragione del perché vengano prese delle decisioni così lontane dai bisogni delle persone, perché la disoccupazione aumenti, perché avanza la cultura della scarsità e chi essa favorisce.
Lo scopo è raggiungere 10.000 cittadini ferraresi che abbiano le giuste chiavi di lettura delle dinamiche economiche e che possano affermare: NOI SAPPIAMO, e non sono solo!
…immaginiamo di essere al primo giorno di una comunità, o all’anno zero. Se decidessimo dopo attenta consultazione di riconoscerci negli stessi valori (es.: il rispetto della terra) e volessimo raggiungere gli stessi obiettivi (es.: coltivare patate, pomodori e mais) attraverso progetti condivisi (es.: bonifiche di terreno paludoso) avremmo bisogno di organizzare la nostra operosità per procedere operativamente con i lavori. Per farlo in maniera ordinata potremmo chiedere ad un paio di persone di buttare giù le linee programmatiche del nostro progetto e di tenerne le fila, insomma potremmo chiedere loro di essere lo Stato di questa Comunità. Al nostro servizio dunque.
Avremo poi bisogno di geologi, agrari, ingegneri, operai, contadini per il nostro progetto e che queste persone abbiano a disposizione una quantità di moneta per poter effettuare degli scambi mentre i lavori vanno avanti. Abbiamo necessità di fare una distribuzione di biglietti colorati. Biglietti che possono essere emessi solo dalle persone che abbiamo chiamato Stato, altrimenti si genererebbe il caos.
Questa prima emissione monetaria non creerebbe inflazione perché coperta dall’operosità dei suoi cittadini, dal patrimonio che hanno creato bonificando terreni e dai raccolti futuri che ne verranno.
E qui il nostro Stato dovrebbe fare un calcolo, quanti scambi si rendono necessari, quanti beni sarebbe possibile acquistare. Troppa moneta sarebbe inutile, troppa poca renderebbe impossibile l’accesso ai beni e servizi disponibili. Quindi? Quindi lo Stato deciderà di mettere in circolazione esattamente la quantità necessaria, ne pù ne meno. E vigilerà che ce ne siano sempre a sufficienza.
Cosa succede l’anno successivo, o negli anni successivi? Certo avremo bonificato un bel po’ di terreno, le merci saranno aumentate e anche la popolazione è cresciuta. Quei biglietti verdi immessi dallo Stato in prima battuta non sono più sufficienti, ne vogliamo altri.
Ma soprattutto, dovremmo restituire quelli avuti in prestito il primo anno? Assolutamente no! Ci sono stati dati dal nostro Stato, da quelle persone che avevamo deciso dovessero tenere le fila dei nostri progetti e non hanno fatto altro che segnare quell’uscita sul loro foglio di bilancio, che per i cittadini si è subito trasformata in possibilità di fare scambi, di pagare stipendi… in ricchezza finanziaria per tutti.
…..
Gli appartenenti alla Comunità attendono che lo Stato immetta la moneta necessaria ai bisogni, ma lo Stato deve attendere a sua volta che qualcuno gliela dia? In questa Comunità non direi proprio, sono solo le esigenze e i bisogni delle persone che ne determinano l’emissione. E quando questo Stato lo fa deve poi ridarla a qualcuno? Oppure i cittadini che l’hanno ricevuta si sono indebitati con qualcuno? Sembra persino troppo bello per essere vero ma in questo sistema non c’è ombra di debito, purtroppo il debito nasce dopo. Nasce quando la Comunità si evolve e decide di inventare le Banche Centrali e poi ancora di più quando decide di chiedere quei bigliettini colorati a qualche banca estera e di far controllare la bonifica dei suoi terreni dalla finanza internazionale.
Quando questo succede, succede anche che la Banca Centrale estera possa rifiutare di darli o possa pretenderne la restituzione, a differenza di quanto succedeva agli inizi della vita della nostra Comunità. E allora? Bisognerà cercare di non fare questo errore oppure se si è già fatto di trovare una strada per ricominciare a vivere senza debito e senza dover chiedere (e restituire) qualcosa che possiamo facilmente creare noi.
In sintesi:
– la moneta viene creata dallo Stato che però può adempiere al suo compito in maniera giusta ed equa per tutti oppure in maniera sbagliata e lasciare i suoi cittadini senza il mezzo per poter accedere a beni e servizi;
– la decisione di quando e quanta crearne è una decisione sempre politica, quindi se la politica sarà attenta alle esigenze dei cittadini non ci saranno mai aziende che chiudono, difficoltà di ricevere credito e bambini in povertà;
– la moneta può essere creata direttamente dallo Stato oppure attraverso Banche Centrali di proprietà dello Stato senza creare debito. Oppure attraverso il circuito bancario asservito ai mercati finanziari e Banche Centrali che non appartengono allo Stato che “prestano” i bigliettini colorati a seconda di esigenze finanziarie e non di economia reale, questo crea debito, problemi, povertà e ricchezze spropositate e inutili.
… la nostra speranza è che ci siano sempre più persone ai nostri incontri e che possano dire IO SO per un futuro dove sia ripristinata la speranza e la cooperazione e lo sviluppo non siano dipendenti dalla competizione e dalla finanza.
Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".
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