LA CRISI, WYNNE GODLEY, IL SISTEMA DI SVILUPPO… E NOI

Pubblicato da Claudio Pisapia il

La crisi, in cui noi popoli europei siamo immersi da quasi un decennio, di chi è figlia? Ci sono colpe o è un evento ineluttabile come la pioggia durante il ponte del 25 aprile?

Se ci guardiamo intorno ne vediamo gli effetti: alta disoccupazione, servizi sempre più scadenti, cooperative sociali in affanno, aziende che chiudono. E se spostiamo lo sguardo fino alla Grecia, vediamo movimenti di piazza e medicine che mancano negli ospedali. E se sorvoliamo l’Europa anche destre cattive che avanzano sventolando i nazionalismi di mai dimenticata memoria.

Effetti, certo, non causa che va ricercata con un po’ di ragionamenti.

Ci dicono che questo è causato fondamentalmente dal fatto che non ci siano abbastanza soldi in circolazione, che quindi la causa della crisi sia la mancanza di soldi e si chiede ai cittadini di accettare ogni privazione con questa motivazione.

Ma da dove vengono i soldi?

Escludendo il metodo pinocchio, ovvero escludendo che possano venire su dagli alberi, ci rimangono da osservare i saldi settoriali, ovvero i tre luoghi dove i soldi hanno il loro perché, individuati dall’economista Wynne Godley che con tale analisi previde già dagli anni ’90 l’errore euro.

Il primo: dalla spesa dello Stato. Lo Stato investe in opere pubbliche, non ritarda i pagamenti alle aziende, aiuta le cooperative che si occupano del sociale, assicura i necessari servizi (se taglia sulla pulizia delle strade ci saranno meno persone a pulirle: le strade saranno sporche e la disoccupazione sale, meno gente acquista e meno aziende producono).

Il secondo: i privati hanno un facile accesso al credito e quindi comprano le case, la macchina nuova, cambiano la cucina, fanno lavori in casa oppure mettono su una piccola azienda che dà lavoro a loro e poi magari anche a uno, due, tre addetti della zona. Si possono quindi indebitare (sic!) e con il loro debito (richiesta di finanziamento) aumentano il credito in circolazione.

Il terzo: stile Germania esporto più di quanto produco e quindi mi arriva moneta fresca e nuova dall’estero.

Tenendo presente questi fattori, come abbiamo affrontato la crisi e quindi il “non ci sono soldi?” …in ordine sparso!

Spesa degli Stati. Gli USA hanno immesso nell’economia con l’operazione di Quantitative Easing centinaia di miliardi di dollari e la disoccupazione è scesa (qui almeno sulla carta e stando alle statistiche ufficiali), così la Gran Bretagna e il Giappone dove addirittura si è assestata intorno al 3%. Dunque tutti alla caccia dell’aumento della domanda (aggregata).

In Europa (eurozona) per far spendere di più gli stati si è dovuto infrangere i sacri trattati europei e le regole:

  • La Francia e ancor di più la Spagna hanno fatto deficit che vanno dal 5% al 10% per anni;
  • La Germania ha sforato i limiti dell’8% del surplus della bilancia commerciale.

E gli altri? Gli altri hanno rispettato i trattati per cui hanno impedito allo Stato di spendere (e nel caso dell’Italia ce ne siamo anche vantati!).

Privati. I privati hanno trovato sempre più difficoltà a finanziarsi (indebitarsi) dalle banche (le quali creano un tipo di denaro che si chiama credito e che è quello che va per la maggiore nel sistema monetario attuale). La BCE ha emesso tanti soldi (come gli americani, inglesi e giapponesi), ma tutto è andato al sistema bancario e finanziario senza regole o contropartite. Quindi questi hanno trovato molto più profittevole utilizzare questa moneta per guadagni nel mondo finanziario piuttosto che in quello dell’economia reale.

Quanti soldi ha emesso? Tanti davvero, e si vede guardando i grafici che ci mostrano l’espansione del suo bilancio

Lo so…. Non li abbiamo visti… noi!

Esportazioni. Siamo passati da un deficit della bilancia commerciale a un surplus di 40 miliardi negli ultimi 12 mesi

Ci sono due problemi connessi a questa idea di sviluppo: che quando qualcuno si sviluppa e trova moneta con le esportazioni qualcun altro deve cedere sia il passo che la moneta. È evidente che non possiamo farlo tutti insieme. Ma poi bisogna anche considerare che la Germania supera i 200 miliardi di euro di surplus e noi non siamo in grado di arrivarci. Del resto continuando a cedere le aziende migliori appare anche un po’ difficile farlo e, ancora, il nostro surplus è stato raggiunto soprattutto, come ci dice Monti, comprimendo la domanda aggregata interna. Ovvero impedendo ai cittadini italiani di spendere, come? attraverso il “consolidamento fiscale” (aumento delle tasse), il blocco degli stipendi e l’alta disoccupazione.

Insomma una parte da leone in questo surplus la fa il fatto che si importa di meno e non che produciamo di più per l’estero, a riprova del fatto che la competizione internazionale non aiuta le persone normali, anzi. Del resto se vuoi vivere di esportazioni devi competere e quindi abbassare i prezzi e quindi pagare di meno i lavoratori oppure averne di meno!

Concludendo. In Italia non abbiamo affrontato la crisi ma l’abbiamo ingigantita perché abbiamo fatto di tutto per continuare a togliere soldi dalla circolazione diminuendo l’impegno dello Stato, rendendo difficile l’accesso al credito, tenendo alta la disoccupazione.

Inoltre, affidandoci a un modello di sviluppo basato sulle esportazioni stiamo peggiorando la vita dei cittadini/lavoratori che devono sobbarcarsi apertura dei mercati senza condizioni, concorrenza selvaggia e competizione. Tutto sulle nostre spalle. Un sistema a netto vantaggio del più forte e che, a livello macroeconomico (cioè aprire la finestra e guardare tutto il Paese nel suo complesso e non solo l’azienda sotto casa o al parente ricco), non può funzionare.

Ritorno a chiedermi? La crisi è figlia di qualche volontà o è come la pioggia nel ponte del 25 aprile?

 


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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