I PIDOCCHI NON FANNO PIL

Pubblicato da Claudio Pisapia il

Succo degli argomenti dell’ingegneria dell’informazione.

Il PIL cresce anche se poi diminuirà nei due anni successivi, ma attenzione nel 2017 crescerà del 1,5 per cento, quindi addirittura qualche zerovirgolaqualchecosa in più di quello previsto in precedenza.

Si sarebbe potuto dire, rischiando persino di essere obiettivi, che l’Italia continuerà in questa asfittica corsa verso il nulla cosmico e che il PIL, in fondo, ristagnerà per altri 3 anni e che la ripresa appare lontana e incerta.

E cosa dire delle previsioni sull’occupazione? Beh, questa calerà ma calerà anche la disoccupazione (cosaaa!?!?) e pensate che grandi risultati: nel 2019 sarà al 10,9 per cento!!! Ben al disopra della media europea che invece si attesterà al 7 per cento.

Traduciamo il messaggio che si sta cercando di far passare:  Siccome siamo sopra la media europea vuol dire che non siamo abbastanza bravi nel fare le riforme strutturali. Quindi dobbiamo abbassare ancora di più salari e pensioni, ridurre magari qualche altro diritto e solo allora le cose potrebbero anche migliorare. Vi abbiamo avvisato per cui è inutile protestare quando si procederà in tal senso.

Lo  Stato per noi non può fare nulla. Pensate che adesso sarà possibile dare le proprie ferie a chi ne ha bisogno perché ha un parente da accudire (la 104). Che pena, sembra una cosa bella ma anche qui non sarebbe da chiedersi perché un lavoratore si dovrebbe privare di giorni di ferie per darle a qualcuno a cui in fondo spetterebbero? Perché non è lo Stato a dare direttamente ai lavoratori ciò che a questi spetterebbe? Forse perché in questo modo si tiene alta la produttività e la competitività, verranno lavorati gli stessi giorni, saranno prodotti gli stessi beni. Cioè sarà lasciata intatta quella roba che fa stare meglio i “padroni”, i possessori dei mezzi di produzione (che roba vecchia vi sto dicendo) e sempre peggio lavoratori e classe media (che forse non esiste già più): il CLUP (costo del lavoro per unità di prodotto) sarà salvo. Ricordatevi che dobbiamo (… ma perché mi chiedo!!!) competere con la Cina e quindi tendere ai famosi 400 euro al mese con meno tutele possibili.

Torniamo alla notizia. Ci dicono in sostanza: il PIL non cresce e la disoccupazione non scende.

Bisogna dare però qualcosa al popolo, distrarlo con una buona notizia per compensare … ed eccola: il deficit cala (del resto a far calare il debito pubblico non riescono, per cui lavorano sul deficit).

La domanda dovrebbe però “nascere spontanea”: ma non è che le cose sono collegate? Cioè che la disoccupazione e il pil ristagnano sulle loro posizioni proprio perché il deficit cala?

E poi, sulle statistiche che accomunano cavoli e pecore si potrebbe dire qualcosa?

Non credo sia confrontabile la percentuale di disoccupazione della Germania, che imbroglia con le esportazioni e sfora i limiti di Maastricht, o della Spagna e della Francia, che imbrogliano con i limiti sul deficit, con l’Italia che rispetta tutti i vincoli possibili e immaginabili (se ti vincoli in politica economica … non ti svincoli sulla crescita). E, tra l’altro, questi qua imbrogliano e nemmeno si beccano le multe che a noi spaventano così tanto.

 E che c’entriamo noi con altri Paesi europei tanto strutturalmente diversi. Sarà sempre e solo per crearsi armi di distrazione per attuare politiche altrimenti indigeste? Allora metteteci dentro pure il Giappone che stà a meno del 3 per cento di disoccupazione e poi, con più facilità, evidenzierete le colpe del lavoratore italiano che ancora pretende diritti e pensione, oltre che pausa pranzo adeguata.

Facciamola facile, se tutto questo accade, riuscendo a togliere il velo all’informazione assurda a cui siamo sottoposti, è semplicemente proprio per colpa della politica che non ha un piano industriale, che non permette allo Stato di intervenire, che ha fatto diventare l’Italia terra di conquista della peggiore globalizzazione, che non aiuta le piccole aziende e i piccoli imprenditori con le banche,che non alza gli stipendi, che impoverisce i pensionati che poi non spendono e nega un lavoro ai giovani che quindi non faranno mai pil ma solo pidocchi (che non rientrano nel pil).

Oltretutto bisognerebbe anche metterci che una parte di quel pil previsto in crescita all’1 per cento proverrebbe da vendita di beni pubblici, mediamente lo 0,5 per cento (vedasi DEF 2017), per cui, di cosa stiamo parlando?

Il titolo di questi articoli dovrebbero essere più o meno così: Per i prossimi tre anni in Italia non cambierà nulla. L’attuale Governo continuando a perseguire, contro ogni logica di politica economica, le politiche di austerità, e in linea con i governi precedenti  (magari partiamo da Monti), ha ampiamente fallito. Ne attendiamo le dimissioni in tempi brevi, insieme alla revisione dei trattati europei, perché non venga definitivamente compromesso il futuro della Nazione.

 


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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