GIULIANO AMATO CI SPIEGA PERCHÉ LA LEGA SULL’EURO HA RAGIONE

Pubblicato da Claudio Pisapia il

Pubblicato su lacostituzioneblog.it qui  (blog di Giuseppe Palma a cui si rimanda per approfondimenti giuridici su euro e trattatati europei)

Il seguente articolo prende forma dal programma televisivo “Lezione dalla crisi”condotto dal prof. Giuliano Amato, andato in onda su Rai 3 dal 18 marzo 2012.

La parte iniziale di ricostruzione storica ricalca la struttura del programma stesso con qualche nota personale di approfondimento mentre l’intervista finale (immaginaria) riprende esattamente le parole del prof. Amato, facilmente reperibili su Youtube o sui canali della Rai. Mi sono divertito a metterle insieme e adattarle al dibattito pre elettorale in quanto sintetizza davvero in maniera ineccepibile alcuni concetti fondamentali quali l’importanza dello Stato negli affari economici, le falle di una moneta unica senza Stato e la necessità che le monete possano liberamente fluttuare perché rappresentano la forza reale dell’economia di un paese.

Un esperimento interessante perché a sottolinearne le criticità e l’inadeguatezza esplicitandone anche i motivi non è chi oggi vorrebbe la fine dell’euro (ed è utile sottolineare che Europa e Pace sono una cosa diversa) ma chi l’euro lo ha voluto e ha contribuito a crearlo.

Perché l’euro non funziona? Un po’ di storia.

L’euro è il risultato ultimo degli sforzi di controllare i cambi dopo la fine degli accordi di Bretton Woods cioè quel sistema che prevedeva che tutte le monete fossero agganciate al dollaro il quale, a sua volta, era agganciato all’oro. Questo sistema permetteva una stabilità dei cambi e allo stesso tempo rendeva la moneta americana dominante su tutte le altre ma era anche una finzione in quanto era impossibile avere tanto oro a disposizione che giustificasse l’effettiva quantità di moneta circolante.

Succedeva, in pratica, quello che era successo nell’800 con la sterlina inglese. La finzione veniva supportata dall’emissione di moneta “internazionale” che rendeva possibile il commercio tra gli Stati.

Ma la finzione resta viva finché altri sono disposti a credere che della carta possa, in ultima analisi, essere oro e quando qualcuno cominciò a non crederci più allora gli americani tolsero il velo e Nixon dichiarò in TV quello che già tutti sapevano. Da quel momento, il 15 agosto 1971, i cambi cominciarono a fluttuare e l’Europa corse ai ripari introducendo l’ECU prima e l’Euro poi.

Ma cosa c’è di sbagliato nella fluttuazione dei cambi? Per i Paesi che intendono commerciare alla pari assolutamente nulla, per coloro che invece preferiscono partire avvantaggiati, e hanno il potere di farlo accettare, la stabilità è molto importante. Per imporla, infatti, bisogna essere forti come la Germania e avere manie di grandezza come la Francia oppure non avere amor di Patria ed essere dotati di una classe politica concentrata sui propri interessi piuttosto che su quelli dei propri cittadini come l’Italia.

Come ha a più riprese spiegato Giuliano Amato, la cui unica colpa nel processo di creazione dell’euro è stata quella di averlo reso possibile, le criticità che una moneta unica o semplicemente di un sistema a cambio fisso in Europa sono almeno due:

– Rispecchia economie troppo diverse, con diverse politiche fiscali e diverse strutture finanziarie e produttive;

– Sarebbe stato necessario affiancare l’integrazione economica con una integrazione politica.

A fronte di un punto di partenza già così problematico furono poi anche imposti dei vincoli uguali per tutti, ed estremamente rigidi, con il Trattato di Maastricht del 1992 confermati poi nel Patto di Stabilità e Crescita del 1997. I parametri imposti sono:

– Gli stati non devono spendere più del 3% rispetto a quello che ricavano dalle tasse;

– Il rapporto debito pubblico / Pil non deve superare il 60%;

– Bisogna contenere l’inflazione entro il 2%.

Insomma si crearono delle basi per far credere a tutti i Paesi, anche al Portogallo, alla Grecia e all’Italia di essere la Germania e un po’ la Francia. E soprattutto che, stabilizzati i rapporti di cambio e il tasso di interesse dell’indebitamento, tutti potessero correre a chiedere finanziamenti allegramente sui mercati finanziari.

Cosa che fecero tutti, approfittare degli interessi bassi, fino alla crisi sistemica del 2008. A questo punto si scoprì semplicemente che la Germania era la Germania mentre gli altri Paesi erano gli altri Paesi che sfortunatamente si erano indebitati come la Germania pur non essendo la Germania.

Cioè … nel momento in cui tutti dipendono da un sistema che ti costringe a chiedere finanziamenti ai mercati non regolati da nessuno se non dal profitto (e sia ben chiaro che questa è una scelta e non una necessità) le cose funzionano in maniera “ciclica”. Quando vi è la sensazione che si possa investire e ricavarne un vantaggio tutti investono e comprano ben volentieri i BTP a prezzi bassi, quando invece il sentimento è negativo (causa magari qualche crollo o bolla) si comincia a vendere e nessuno vuole più i tuoi BTP per i quali sei costretto a d alzare sempre di più i tassi.

È ovvio che in questa situazione vengono fuori i rapporti di forza per cui tutti si accorgono di quello che in fondo era chiaro fin dall’inizio, cioè che la Germania era la Germania mentre gli altri Paesi erano semplicemente gli altri Paesi.

Il velo della finzione anche in questo caso viene tolto e la luce illumina l’inganno.

Le condizioni di base non erano state soddisfatte, i parametri non erano realistici ma funzionali solo a un Paese, forse due, ed erano stati sottratte le armi di difesa agli Stati e, come ci racconta sempre Giuliano Amato,questa situazione era chiara agli economisti americani come a quelli europei, nonché ai politici che misero su il teatrino dell’euro.

Prof. Giuliano Amato, quali erano le armi sottratte agli Stati?

“La moneta è qualcosa che è strettamente legata allo Stato. Uno studente del primo anno di Giurisprudenza vi dirà che uno Stato è quell’entità che ha il potere di dichiarare la guerra e di battere moneta , cioè stampare dei fogli di carta che effettivamente hanno nella vita economica un valore corrispondente a quello che c’è scritto sopra. Per la solidità della nostra vita tutti noi abbiamo bisogno che quei pezzi di carta siano solo quelli di chi ha il potere di battere moneta. E quindi c’è un legame nella storia, nella finanza e nell’economia tra l’esserci una moneta e l’esserci uno Stato. Quindi c’è bisogno di uno Stato che batta moneta, una banca centrale che provveda concretamente a gestirla, con i suoi organi politici che decidano a un certo momento che il valore che ha quella valuta nei commerci internazionali penalizza l’economia del Paese e allora conviene alzarlo o abbassarlo nei rapporti con gli altri”

Cioè avevate ben chiaro che c’era bisogno di uno Stato dietro la moneta e che le monete dovessero fluttuare e non essere ancorate a un cambio fisso. Acquisita questa consapevolezza, cosa avete fatto?

abbiamo fatto una moneta senza Stato. Abbiamo avuto la “faustiana” pretesa di gestire una moneta senza uno Stato”

Cioè avete realizzato comunque l’euro pur sapendo che non sarebbe stato possibile gestirlo?

“qualche esperimento nella storia c’era stato, di monete senza Stato, di monete comuni, di unioni monetarie ma per la verità non erano stati molto fortunati”

Ma perché siete andati avanti? Perché avete voluto costruire una moneta senza Stato?

“avevano già costruito un mercato economico comune fortemente integrato, più o meno avevamo un assetto istituzionale che non era quello di uno Stato ma era qualcosa di molto più robusto di quello che usualmente c’è a questo mondo (?). Avevamo anche previsto una Banca Centrale, però abbiamo deciso che trasferire a livello di Unione Europea quegli strumenti di sovranità economica che sono legati alla moneta era troppo più di quanto ciascuno degli Stati membri fosse disposto a fare

E quindi?

“e allora ci siamo convinti e abbiamo cercato di convincere il mondo che sarebbe bastato coordinare le nostre politiche nazionali per avere quella convergenza economica, quegli equilibri economici e fiscali interni all’Unione Europea che servono a dare forza reale alla moneta”

Beh, sembra inverosimile che qualcuno ci abbia creduto

“non tutti ci avevano creduto. Molti, in particolare economisti americani, ci avevano avvertito che non avrebbe funzionato

Per concludere in maniera chiara, quali sono le armi che avete tolto agli Stati e i vincoli che avete inserito per lasciare gli Stati alla mercé dei mercati finanziari e degli speculatori internazionali?

primo: che l’Unione Europea non si assuma le responsabilità degli impegni degli Stati; secondo: che la Banca Centrale non possa comprare direttamente i Titoli Pubblici dei singoli Stati; terzo: che non ci possano essere facilitazioni creditizie e finanziarie per i singoli Stati. Insomma, moneta unica dell’eurozona ma ciascuno deve essere in grado di provvedere a se stesso

Quale considerazione Lei potrebbe fare oggi (e che ha effettivamente fatto nelle trasmissioni televisive del 2012)?

era davvero difficile che funzionasse e ne abbiamo visto tutti i problemi”.


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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