NOI ITALIA 2018 – DATI SCONFORTANTI
L’ultima fatica dell’Istat pubblicata in rete (noi Italia 2018) ci restituisce la rappresentazione grafica dell’Italia. In pratica un tunnel da cui fatichiamo ad uscire, nonostante tutto.
Il “nonostante tutto” rappresenta gli sforzi e i sacrifici degli italiani costantemente in ombra. Quando a parlare è Tito Boeri sembra che i pensionati siano dei criminali e le pensioni stesse rappresentino un crimine, e poi c’è sempre chi è pronto a tagliare le spese sanitarie perché bisogna ottimizzare (i malati cronici costano troppo e … si vivrebbe meglio senza disabili), e chi punta il dito sui dipendenti pubblici, sulla spesa esagerata dello Stato e degli Enti pubblici.
Insomma nelle parole un’Italia e un popolo che non corrisponde alla realtà, almeno alla grafica dell’ISTAT che invece ci racconta di sacrifici e privazioni della maggioranza silente che sostengono anche chi agisce contro di lei.
L’Italia non vive al di sopra delle proprie possibilità, ma anzi si priva di spesa vitale di anno in anno, come si vede dal grafico del saldo primario (vedi altri post per spiegazioni su: cos’è il saldo primario)
Da questi altri due si capisce come viene effettuato un saldo positivo, basta non spendere per i bisogni dei cittadini. Di conseguenza calano le spese per l’istruzione e per la sanità
Contemporaneamente paghiamo sempre più tasse che non vengono impiegate per darci servizi migliori ma per tutelare i bisogni dei creditori, banche e istituzioni finanziarie, cosa che dimostra l’importanza del debito quando questi è gestito dai mercati. Se al contrario venisse gestito e controllato dagli Stati o da banche pubbliche non saremmo soggetti a ricatto continuo e potremmo utilizzare le risorse per migliorare la qualità della NOSTRA vita e non dei LORO portafogli. È una scelta politica… quindi: attenzione alla vostra scheda elettorale e al vostro livello di partecipazione politica.
In uno Stato che non spende per i suoi cittadini e toglie più di quanto da, aumentano inesorabilmente le persone in difficoltà
E il mercato del lavoro? In un mercato globalizzato dove a comandare è solo il mercato, senza alcun freno da parte degli Stati o controlli di qualità, ciò che viene richiesto è generare profitti i quali possono venire solo da precarizzazione del lavoro e contratti a tempo. Il tutto per costringere i lavoratori a farsi carico, SENZA PROTESTE ECCESSIVE, dell’abbassamento dei costi e dell’aumento dei profitti verso l’alto.
Cresce la disuguaglianza, e come potrebbe essere altrimenti? Aumentano i profitti per poco e la maggioranza ha sempre meno risorse da spartirsi
Il tutto ci viene svenduto come se stessimo partecipando tutti all’estinzione del debito pubblico che in realtà aumenta, e a gran velocità. Aumenta perché nessun finanziere o speculatore vorrebbe la sua sparizione perché il debito rappresenta per il mercato finanziario quello che la carne rappresenta per un macellaio o la legna per un falegname. Il debito deve continuare ad esistere e a circolare, in modo che noi possiamo, in suo nome, essere spremuti fino a quando non avremo più nulla da dare.
Ora, il grande mistero del momento è: perché, nonostante queste cose non siano nascoste ma vengano dette sotto forma di grafici, dati, report e relazioni … la maggioranza della popolazione continua a credere che i cattivi siano quelli già in pensione o quelli che hanno un contratto decente di lavoro? E la grande domanda è: come far capire che i buoni non sono Tito Boeri e Carlo Cottarelli?
Mah…
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