LIVELLO DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA. ASPETTANDO LA MANO DEL GOVERNO
Questa è la situazione degli investimenti in Italia. Un vistoso calo del 30% rispetto al 2007.
Nel 2017 hanno invece registrato un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente, a fronte di +2,8% a livello di Area euro. Quindi una inversione che comunque fatica a palesarsi nel Paese.
Il calo degli investimenti visto dalla CGIA di Mestre.
“Invertire il calo degli investimenti pubblici” ma tenendo sotto controllo i conti perché il calo del debito è “imprescindibile e necessario”. E’ quanto affermato alla Camera in occasione del dibattito sul Documento di economia e finanza, dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria (il Def attuale, varato dal governo Gentiloni, dimissionario, non poteva che fotografare la situazione a legislazione invariata).
Tria ha comunque affermato la volontà del governo di “invertire il calo degli investimenti pubblici in atto dall’inizio della crisi”.
A questo proposito ha annunciato che verrà costituita un’apposita task force. Il ministro ha anche confermato che nella politica economica del governo “il reddito di cittadinanza, volto a contrastare le sacche di povertà presenti in Italia tramite interventi non assistenziali bensì tramite l’integrazione nel mercato del lavoro, avrà un ruolo centrale”.
Tria si è detto fiducioso sulla possibilità di “conciliare la crescita e l’occupazione con la sostenibilità del debito”, assicurando che nel documento programmatico di settembre saranno indicate le “opportune coperture” e “ogni proposta di riforma sarà articolata in considerazione degli effetti sulla crescita e sulla dinamica delle finanze pubbliche”.
Quanto all’Europa, il ministro ha rilevato “le gravi inadeguatezze che caratterizzano l’attuale equilibro istituzionale”. Servono quindi profonde riforme perché “è necessario che l’architettura economica che governa l’area valutaria comune sia indirizzata alla crescita e alla convergenza”.
Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte. Non si è sbilanciato per non suscitare nuovi vespai di polemiche su euro, europa e vincoli esterni, ma sembra comprendere la necessità di aumentare il livello di investimenti e questo si può fare solo sforando, ignorando o riscrivendo vincoli e regole europei.
Capiremo qualcosa in più nella versione programmatica del Def con la prevista Nota di aggiornamento di settembre in cui si vedrà la mano e soprattutto il vero pensiero di questo governo. In sintesi se lo Stato riprenderà a spendere per promuovere crescita, sviluppo e occupazione oppure se le tante premesse si riveleranno solo un fuoco di paglia.
Tempo al tempo!
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