I TITOLI DEI GIORNALI CHE INGANNANO. ILSOLE24ORE, AD ESEMPIO

Pubblicato da Claudio Pisapia il

Altra perla del sole24ore. L’articolo in questione si chiama “il bluff del sovranismo economico: ecco che cosa perderemmo senza l’UE” (qui) e l’inganno è tutto nel titolo. Sembra quasi che abbiano trovato la formula per smentire coloro che dicono che uscire dall’eurozona sia possibile e, magari, salvifico per l’economica italiana, quindi, e con un titolo del genere, si trasmette l’idea che si potrebbe anche fare a meno di leggere il resto. La risposta, il messaggio, è già tutto nel solo titolo.

Andandolo invece a leggere si scopre che non dice praticamente niente di più delle soliti argomentazioni claudicanti da talk show, dove a parlare sono troppo spesso quelli che hanno imparato qualche concetto a memoria del tipo “lo Stato e è come una famiglia”, “il debito dell’Italia è troppo alto per cui VOI dovete fare sacrifici”.

Scrivono: L’Italia ha chiuso il 2017 con 448,1 miliardi di euro in esportazioni (+7,4% rispetto al 2016 ) e 400,6 miliardi di euro in importazioni (+9%), pari a un saldo (differenza entrate-uscite) in positivo per 47,5 miliardi di euro. Senza euro e senza Ue si manterrebbero ritmi simili? La risposta rischia di essere di no.

Dunque, si parte dal fatto che se oggi abbiamo un surplus della bilancia commerciale è solo grazie all’euro, ma nulla si dice del fatto che per averlo abbiamo dovuto sacrificare diritti e salari oltre che tenere la disoccupazione strutturale al di sopra del 10%. Niente sul fatto che per avere un cambio fisso e quindi non potendo svalutare la moneta, a svalutare deve essere il lavoro.

Da questo grafico possiamo apprezzare, oltre che l’andamento della bilancia commerciale italiana, anche il suo raffronto con la Germania, che è lo Stato che realmente guadagna dal fatto di appartenere all’UE.

Dopo l’abbandono nel 1992 del “serpente monetario” europeo, che ci costringeva in pratica ad un sistema ugualmente di cambi fissi con alcune oscillazioni, l’Italia cominciò a migliorare le sue performance nel campo dell’export, poi abbiamo una lenta discesa mano a mano che si susseguirono le scelte verso l’austerity che ci porteranno di nuovo verso un sistema di cambi fissi, l’euro. Quindi dal 1996 inizia la discesa mentre dal 2010 riparte l’export grazie alle manovre recessive del Governo Monti e successivi.

Con questi governi si cominciò a distruggere la domanda interna, cioè attraverso aumenti di tasse e compressione dei salari, la gente spende di meno e compra meno prodotti esteri che grazie all’euro sono si a buon mercato ma rappresentano un’uscita sulla bilancia dei pagamenti. Cioè comprare una BMW comporta un debito inconsapevole verso la Germania che vende tanto perché i suoi prodotti, grazie ad un euro svalutato, costano di meno di quello che costerebbero se avessero il marco.

Con l’euro, quindi, non riusciamo ad avere nemmeno quei buoni risultati che avevamo prima con la differenza che oggi li otteniamo facendo i sacrifici che prima non erano richiesti.

Scrivono: il nostro paese, come tutti, ha bisogno di importare alcuni prodotti per realizzarne altri, a propria volta rivenduti a partner esteri. In caso di svalutazione, l’Italia si troverebbe a esportare a prezzo minore (perché la sua moneta vale meno) e importare a prezzo maggiore (sempre perché la sua moneta vale di meno).

Esattamente quello che succedeva prima, quando l’Italia comunque riusciva a comprare le materie prime, riusciva a trasformare e a esportare. Non ci sono mai stati problemi di bilancia commerciale, siamo stati tra le prime potenze economiche mondiali … con la liretta .. e riusciamo ad esserlo anche oggi ma con più fatica e tante inutili parole e paure ingiustificate.

Questa la crescita dell’Italia dal 2013

Mentre qui possiamo apprezzare l’altalena della crescita quando siamo ancorati ad un cambio fisso e quando invece ce ne liberiamo

che dite? a me sembra chiaro.

Scrivono: L’Italia ne ha beneficiato con 9,6 miliardi di euro nel 2014, 12,3 miliardi nel 2015, 11,5 miliardi di euro nel 2016 e 9,8 miliardi nel 2017. È vero che il nostro paese figura fra i «contributori netti», i paesi che versano più di quanto ricevono, con un saldo in positivo di 2,2 miliardi di euro anche nel 2017. Ma l’afflusso di finanziamenti comunitari non è solo questione di aritmetica, nel senso che il budget annuo dell’Ue ha un impatto concreto a seconda di come vengono (o non vengono) spesi i soldi. Per fare qualche esempio , l’Italia ha attinto all’11% del Fondo europeo di sviluppo regionale (2,4 miliardi di euro) e a 3,8 miliardi di euro di investimenti in sette anni da un altro programma, il Connecting Europe Facility (Cef). Una cifra diluita in progetti in corso d’opera, dai 481 milioni di euro alla Tav Torino-Lione ai 590 milioni di euro al tunnel del Brennero. Senza dimenticare il bacino dell’R&D (addio a programmi come Horizon 2020, lo strumento per finanziare progetti innovativi) e iniziative per la mobilità (a partire dall’Erasmus, oggi Erasmus+, a beneficio di 32.109 studenti italiani nell’anno accademico 2017-2018).

E qui il famoso discorso sui fondi. Noi siamo contributori netti e questo mi sembra inutile ripeterlo e rimettere il grafico, dal 2000 abbiamo dato decine di miliardi in più di quello che ci viene restituito. Ora sopra lo si ammette ma allo stesso tempo sembra voler dire che i sodli che ci restituisce l’Europa siano migliori dei soldi che noi gli abbiamo dato, direi che se la cosa non fosse tragica potrebbe essere anche divertente.

Certo anche la Germania ha dato soldi in più di quelli che riceve, ma la Germania è uno degli Stati che realmente guadagna di più da questa situazione, basti dire che i suoi 250 – 300 miliardi annui di surplus sulla bilancia commerciale non li avrebbe mai avuti con un ritorno alla lira e al marco e al franco. E si vede chiaramente nel primo grafico.

Scrivono in ultimo: L’estraneità alla Ue sbarrerebbe l’accesso a strumenti come lo Schengen information system II (Sis II), un sistema di informazioni centralizzato che sostiene i controlli alle frontiere esterne Schengen e potenzia la cooperazione fra i vari corpi di polizia nazionale

Insomma avremmo problemi anche per le frontiere come se non fosse interesse di tutti scambiarsi informazioni a scopo anti terrorismo. Si può fare tranquillamente con accordi europei sulla sicurezza. Europei perché uscire dal sistema euro non vuol dire uscire dall’Europa ne da altre forme di accordo. Il punto è che gli interessi in gioco con l’euro sono tutti economici e qualcuno proprio non vuole perderci e quindi si tiene stretto e con tutti i modi, leciti e illeciti, gli Stati aderenti.

Del resto abbiamo visto con quanto è successo qualche anno fa con gli attentati in Francia e la mancanza di informazioni tra questo paese e il Belgio, a dimostrazione che le reali informazioni di sicurezza non si sono mai cedute. Cedere realmente sovranità nel campo dell’intelligence è qualcosa che in Europa nessuno vuole fare, si preferisce una “collaborazione” senza troppi legami.

Insomma e per chiudere, non fermarsi ai titoli perché quasi sempre ingannano.

 


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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