NON SON GIURISTA NE COSTITUZIONALISTA MA SONO A LETTO CON L’INFLUENZA

Pubblicato da Claudio Pisapia il

I Trattati europei difendono i diritti fondamentali, quindi rispettano le Costituzioni dei Paesi membri (atteso che tutti i paesi membri abbiano gli stessi principi fondamentali). Risultati immagini per EMOJI Vediamo un po’ come districarci in questo marasma.

Prima di tutto le Costituzioni dovrebbero essere leggibili da tutti, essere chiare e poi dovrebbero anche essere accettate da tutti quelli che poi ne dovranno “subire” gli effetti. La Costituzione italiana ha avuto un suo percorso unitario in quanto aveva messo insieme i ‘sopravvissuti’ della seconda guerra mondiale, le migliori menti del momento, ed era poi stata votata da tutti i cittadini italiani, quindi da questi accettata. Un esempio di Costituzione “complicata” fu quella di Renzi che anche per questo fu rigettata al mittente.

L’Europa unita non ha una Costituzione, ci ha provato a chiamare così e a far approvare dai popoli europei un librone composto di ben 448 articoli e 36 protocolli ma prima fu rifiutata dalla Francia dove i risultati videro uscire vittorioso il fronte del “No” con il 55% dei votanti che si espressero per rifiutare il trattato con un’affluenza del 69%, quindi con un sonoro 10% di scarto e poi l’Olanda dove l’affluenza alle urne fu del 62%, di molto superiore alla percentuale di elettori che si erano recati a votare l’anno precedente per le elezioni del parlamento europeo, pari al 39,1% degli aventi diritto; il che testimoniava l’alta attenzione che gli olandesi riservarono alla consultazione popolare. Si trattava di qualcosa che qualcuno chiamava Costituzione e quindi doveva essere una roba importante per il futuro di tutti. Ci dovevano essere dentro diritti e doveri, principi fondamentali, rispetto e sicuri valori in comune con diversi altri popoli europei che per quanto amici e fratelli e compagni sicuri di avventura per il futuro … ci si rendeva conto fossero un po’ diversi. Magari nel senso buono, la diversità è da tutelare ed è una ricchezza quando non invadente.

C’era da combinare le varie Costituzioni esistenti e compararle, capire politicamente cosa e come andasse seriamente fatto. Molte Costituzioni dei paesi europei sono di stampo keynesiano e socialista (la nostra ad esempio), sarebbero sopravvissute nel confronto di qualche stato amico ma dai principi un po’ più aggressivi? avevamo gli stessi interessi e le stesse finalità e li perseguivamo con gli stessi valori?

Fatto sta che i popoli cominciarono a dire di no da una parte, mostrando molta lungimiranza, mentre coloro che contavano davvero decisero dall’altra che il popolo andava educato meglio. Quindi si pensò che quel librone che avevano chiamato costituzione forse era meglio ridenominarlo Trattato e due anni dopo, nonostante i referendum, i governi lo firmarono tutti, anche il governo francese e il governo olandese tradendo l’esito referendario del 2005 (e quindi chi cavolo rappresentavano visto che chiaramente non stavano rappresentando il volere dei loro popoli?).

Ma in fondo avevano solo tradito il popolo e al popolo bastano solitamente le brioche per cui la cosa non sembrò tanto negativa, nemmeno al popolo stesso inebriato dalla possibilità di viaggiare senza cambiare valuta.

Tra le tante reazioni ai ‘no’ olandese e francese segnaliamo quella di Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista: “Un’altra vittoria dei popoli. Da realtà diverse dell’Europa, da popoli diversi, viene una condanna all’Europa delle elite, all’Europa senza popolo e della cultura neoliberista. Devono essere i popoli i protagonisti della Costruzione. Un’altra Costituzione è possibile”.

E quella di Antonio Tajani, Forza Italia: “La Francia e l’Olanda non hanno bocciato la Costituzione europea, nemmeno l’Europa, ma l’unione dei burocrati e dei tecnocrati lontana dai cittadini. Quella che perde oggi è la burocrazia di Bruxelles. A essere in crisi – spiega – è un modello di unione burocratico e lontano dai cittadini, non l’Europa. Su questo servirà una riflessione da parte del prossimo Consiglio europeo”.

Carina soprattutto quella di Tajani, oggi ancora grande europeista ed ex presidente del Parlamento europeo, che probabilmente si sarà adoperato per trasformare l’Europa dei burocrati in Europa dei popoli senza che noi però ce ne fossimo accorti. Meglio il potere che risolver problemi.

Della sinistra a combattere questa Europa delle elite bertinottiane c’era una volta anche il nostro ex presidente della Repubblica Napolitano ma alla fine è rimasto solo Rizzo del Partito Comunista, il resto ha ritenuto più utile fingere che la lotta andava fatta “da dentro”, nel frattempo uno stipendio sicuro aiuta. Considerazione da populista, lo so. I loro motivi sono moooolto più elevati e il potere “logora chi non ce l’ha”

Ma questi diritti e come li difendono i Trattati, che quindi non sono costituzioni e che quindi non ne hanno la dignità morale?

Eleggendo i propri rappresentanti al Parlamento europeo a suffragio diretto, i cittadini dell’Unione esercitano uno dei diritti essenziali dell’Unione europea, vale a dire la partecipazione democratica al processo decisionale politico in Europa (articolo 39 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea).

Quindi ci fanno votare per il Parlamento che però a differenza di qualsiasi altro Parlamento del mondo (democratico) non ha il potere di sfiduciare il Governo e quindi non restituisce al popolo quel potere sovrano che gli spetta di diritto nell’esercizio democratico della cosa pubblica. Diciamo che rende l’organizzazione europea più simile all’Arabia Saudita che alla Norvegia, per capirsi.

Sembra quindi che i diritti fondamentali dei cittadini europei e quindi anche quelli degli italiani siano da ricercare in questa Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (CDFUE), che qualcuno chiama anche Carta di Nizza e che è stata solennemente proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 appunto Nizza e una seconda volta, in una versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo da Parlamento, Consiglio e Commissione. Questa “Carta” è accettata come un Trattato e quindi come tutto il resto ricade sotto il diritto internazionale, cosa non secondaria e che andrebbe sempre tenuta presente. Le “leggi” europee discendono da accordi e come tali vanno intesi, anche per un eventuale disconoscimento.

Oltre al già detto diritto di voto, viene tutelato anche il diritto al lavoro. Si dice in pratica che si può liberamente cercare un lavoro in ogni paese aderente ma niente in merito a chi debba tutelare questo diritto. Insomma … se sei bravo te lo trovi dove ti pare, altrimenti …

Quelli del passato che avevano invece scritto la nostra Costituzione avevano ben pensato che forse potevano esserci anche persone meno brave, meno fortunate e meno tese alla concorrenza. Quindi avevano individuato nello Stato, cioè nella collettività, il compito di rimuovere gli ostacoli e quindi far si che qualcuno creasse le condizioni perché il lavoro fosse assicurato. Del resto se tutta la Repubblica si fonda sul lavoro … qualcuno deve far si che questo lavoro, le condizioni per, ci siano. Altrimenti, diventa un puro esercizio dialettico, l’enunciazione di principi che se va bene si verificano, se non va bene … prego mettersi l’animo in pace.

E il credito? cioè, se vuoi fare industria e commercio lo puoi fare, l’Europa te lo permette. Ma chi deve assicurare, anche in questo caso, l’infrastruttura? devi fare tutto da solo oppure la collettività (la sua emanazione Stato) ti deve dare una mano? secondo l’Europa l’intervento dello Stato è “aiuto di Stato”, quindi danneggia la concorrenza e quindi non va bene. Anche in questo caso la Costituzione italiana ti darebbe una mano mentre il Trattato europeo te la toglie. E’ chiaro che ai forti e ai potenti o a chi ha nell’animo la forza per diventarlo questo va bene. Il problema è di chi non ha queste capacità che “stranamente” risulta essere la maggioranza.

Ma i Trattati fanno dichiarazioni di principio per la tutela della maggioranza e regole dure a sostegno della minoranza. Basti guardare alla cura, alla solerzia con cui si affrontano i bilanci.

Il diritto alla salute è tutelato. Nei principi. All’atto pratico dall’Europa vengono prima i doveri della tutela dei bilanci e quindi, ci si chiede, se lo Stato non può spendere per costruire gli ospedali ed impiegare medici e infermieri come si fa a far diventare diritto un principio? Nel momento in cui non è un dovere tutelare il principio allora non esiste il diritto. E il dovere va quantificato, va detto e scritto a chi è in carico e se viene prima di tutte le leggi, se è Costituzionale, allora l’ospedale lo devi costruire e il medico lo devi impiegare e a farlo deve essere lo stato, cioè l’istituzione che esiste grazie alla comunità, e NOI siamo quella comunità (non lo stato che ne rappresenta solo l’emanazione).

Per oggi basta … sono influenzato e ho tempo ma sono anche un po’ stanchino … magari continuo più tardi


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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