GLI AGGREGATI DI FINANZA PUBBLICA E I RISPARMI NELLA SANITÀ
Dai dati Istat del 3 marzo 2020 ricaviamo alcune utili considerazioni sia di carattere generale sia sull’operato degli ultimi due governi a guida Conte.
Il deficit nel 2019 è diminuito rispetto all’anno precedente, inferiore allo stimato 2,04%. Si è fermato infatti al 1,6% mentre il saldo primario (differenza tra entrate e uscite senza gli interessi) è cresciuto di circa 6 miliardi insieme alla pressione fiscale, il che ha permesso al debito pubblico di rimanere stabile in percentuale sul pil.
Nel dettaglio, le entrate correnti (che “aiutano” il saldo primario ad essere positivo) sono aumentate del 2,8 per cento rispetto al 2018, con un incremento del 3,4 per cento delle imposte dirette come l’IRPEF e l’IRES e dell’1,4 per cento delle imposte indirette (IVA).
E’ ovvio che se il deficit diminuisce e aumentano le entrate (quelle volgarmente indicate come “tasse”) significa che lo Stato sta risparmiando. E allora, in tempo di emergenza coronavirus, diamo un’occhiata ai risparmi ottenuti da questo stato nel campo della salute dove si è comportato, per dirla alla Monti e alla Fornero, proprio come “un buon padre di famiglia”:
- La spesa sanitaria per capita in Italia – pari a €2502 (2015) e’ inferiore del 10% rispetto alla media UE (€2797). Ciò equivale al 9.1% del PIL – che è pure sotto la media UE (9.9%);
- E se lo Stato spende di meno e nonostante alcuni servizi fondamentali vengano forniti gratuitamente – la spesa individuale dei cittadini italiani è abbastanza elevata (23% – la media UE era 15% nel 2015) e principalmente per cure dentali e farmaci;
- Il numero di posti letto riservati a pazienti affetti da patologie acute è diminuito dal 2000. Ciò si è verificato a causa di una limitazione generale a livello nazionale, nonché alla transizione di strutture dedicate a patologie acute verso servizi di altro tipo, in virtù di nuove necessità di cura, per esempio legate alla terza età.
Un dato di eccellenza: Il sistema sanitario in Italia è universalistico e pressoché gratuito al momento della prestazione del servizio. Alcuni dei servizi di assistenza sanitaria che non vengono inclusi includono interventi dentali / di ortodonzia. L’assistenza ai malati cronici è gratuita.
Un dato su cui occorre vigilare: Il sistema è accessibile ma non omogeneo. Il Sistema sanitario nazionale offre assistenza a tutti i suoi cittadini e agli stranieri residenti. Tuttavia, la possibilità di accedere al sistema varia a seconda delle regioni e a seconda del livello di reddito. Nonostante vi sia accesso universale, una parte della popolazione ha esigenze sanitarie che non ricevono assistenza. Cioè abbiamo regioni dove ci si può ammalare con serenità e regioni dove per curarti è meglio evitare di andare in ospedale, questo a causa dell’autonomia data alle regioni con le passate modifiche costituzionali e il solco potrebbe diventare più profondo con quelle future.
Poi:
- negli ultimi dieci anni, data la presenza del vincolo di spesa, il personale a tempo indeterminato del SSN nel 2017 è risultato inferiore a quello del 2008 per circa 42.800 lavoratori (di cui 42.300 stabili), con una riduzione continua a partire dal 2010 (complessivamente si è registrata una diminuzione del 6,2 per cento). Il personale non “stabile”, che nel caso del SSN comprende i direttori generali e il personale contrattista, è diminuito del 35 per cento;
- Gli indicatori strutturali confermano il ridimensionamento dell’offerta di servizi ospedalieri. In base a dati Eurostat, in Italia il numero di posti letto per 1.000 abitanti negli ospedali è sceso da 3,9 nel 2007 a 3,2 nel 2017, contro una media europea diminuita da 5,7 a 5.
Nel rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio c’è scritto: “Il ridimensionamento del personale e, in particolare, del numero di medici e infermieri, rappresenta un elemento di particolare difficoltà nella gestione dei SSR, soprattutto per le Regioni in piano di rientro, come risulta dai dati sulla densità rispetto alla popolazione, l’indicatore più adatto per valutare la disponibilità di personale sanitario”.
Insomma, le debite conclusioni: come sempre saremmo propensi a pensare che:
I governi Conte? giudicano i numeri, nel bene e nel male.
fonti:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_EventiStampa_521_intervisteRelatori_itemInterviste_1_fileAllegatoIntervista.pdf
http://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2019/12/Focus_6_2019-sanit%C3%A0.pdf
0 commenti