LA RELAZIONE PERICOLOSA TRA MONETA ED ECONOMIA REALE

Pubblicato da Claudio Pisapia il

Il coronavirus impazza, ci costringe ad affrontare le nostre paure ma mette anche a nudo le nostre debolezze, individuali e di gruppo. In momenti come questo potrebbe essere utile comprendere alcuni meccanismi di natura finanziaria, perché in molti casi le sventure borsistiche e il peggioramento di indicatori quali lo spread sono vissuti e presentati come se fossero più devastanti del numero crescente di esseri umani che giornalmente ci lascia.

La relazione fra moneta, ovvero lo strumento finanziario, e l’economia reale è un argomento che andrebbe affrontato in maniera un pochino più seria di come normalmente viene fatto. La moneta è uno “strumento” che serve per scambiare i beni e i servizi che vengono prodotti. Ne misura il valore e ne permette lo scambio ma non vive di vita propria come ad esempio una sedia oppure una rapa rossa che invece soddisfano bisogni reali: sedersi e sfamarsi.

Se una nazione fosse inondata di moneta ma non avesse sedie, rape rosse o qualsiasi altro bene materiale e non fosse nemmeno in grado di soddisfare bisogni sotto forma di servizi, sarebbe quindi povera. Non avrebbe beni e servizi da scambiare all’interno della stessa nazione nonostante l’abbondanza di moneta e non potrebbe nemmeno comprare beni e servizi all’estero in quanto nessuno accetterebbe una moneta che non fosse in grado di rappresentare qualcosa di concreto se non un paese che galleggia sull’inflazione.

Del resto se questo paese producesse tanti beni e tanti servizi ma non mettesse in circolazione abbastanza moneta per comprarli e per permettere ai suoi cittadini di scambiarseli, allora sprofonderebbe nel fenomeno opposto: la deflazione.

Quindi lo Stato (cioè il suo bilancio) di quel paese, come quello di ogni paese, si dovrebbe addossare il compito di fare da regolatore cioè, seguendo l’operosità dei suoi cittadini, quindi la loro capacità di produrre beni e servizi, dovrebbe essere in grado di monetizzare le loro attività. Dovrebbe essere in grado di controllare che ci sia in giro abbastanza moneta per poter permettere all’economia di girare e di non fermarsi. Se guardiamo all’economia come a un grande mercato dove ci si scambiano beni e servizi comprendiamo che finché questi scambi avvengono, tutti riescono a soddisfare i propri bisogni, tutti riescono a ricevere quello di cui hanno bisogno e a dare quello di cui hanno bisogno gli altri.

Se questi scambi avvengono con la moneta, questa diventa lo strumento per far circolare i beni e i servizi.

Manca la moneta:

Risultati immagini per uomo che urla disegnogli scambi diminuiscono, molta gente non soddisfa i propri bisogni, non ci sono sufficienti soldi per comprare tutta la merce esposta al mercato. Chi vende non guadagna, chi non può comprare non si sfama mentre la merce ammuffisce. I prezzi cominciano a diminuire, chi vende guadagna di meno, si compra l’essenziale perché si pensa al futuro. Inizia la crisi, i beni ci sono ma non possono essere venduti o comprati per mancanza del mezzo di scambio. Chi ha accumulato riesce invece a comprare di più del necessario visto che beni e servizi costano di meno, chi aveva i beni è costretto a svenderli. La crisi si consolida, aumenta la disuguaglianza e la sofferenza. Il mercato si svuota, i più deboli vengono eliminati, rimangono i più forti, la legge della giungla prevale.

Quando manca moneta il sistema si avvita su se stesso a causa del “mezzo”, dello “strumento”, che ha preso il sopravvento sull’economia reale e dello stato che non ha saputo fare il suo lavoro, cioè: assicurare che gli scambi non si fermino, tutelare i più deboli, dare le stesse opportunità a tutti, tutelare il credito e l’attività economica, preservare una società basta sulla cooperazione e condivisione.

Troppa moneta: Risultati immagini per uomo che urla disegno

gli scambi continuano ma inizia la confusione. Quello che ieri costava 100 oggi costa 120 e continua ad aumentare. Se la produzione di beni e servizi non aumenta non c’è ragione di aumentare l’offerta di moneta. Venditori e compratori utilizzano un mezzo poco stabile per scambiarsi le cose e ciò li rende nervosi e poco fiduciosi nel futuro.

Quando c’è troppa moneta in giro vuole anche dire che gli scambi sono aumentati e questo è solitamente un buon segno se non si superano certi parametri. Se l’economia si sta “surriscaldando”, questo deve essere motivo di attenzione da parte delle autorità monetarie. Bisogna infatti capire se si può aumentare la produzione e quanto questo sia possibile, considerato l’apparato e la capacità produttiva del paese. Se siamo in un paese con alta disoccupazione allora stiamo sfruttando poco le risorse a disposizione e occupando queste persone sarà possibile produrre di più e con il maggior denaro messo in circolazione (attraverso gli stipendi) si potrà comprare quanto prodotto. Bisogna stare attenti che ci sia equilibro tra moneta in circolazione, beni/servizi prodotti e persone impiegate. L’occupazione è il miglior metro di misura del benessere di un paese, fino a quando ci sono persone da impiegare si può intervenire per immettere moneta, dare sussidi, assumere.

Si può anche decidere di dare 1.000 euro al mese a tutti i cittadini italiani per un anno ma bisogna essere sicuri che ci siano cose da comprare con quei soldi. Il miglior modo per immettere soldi nel sistema economico è dare lavoro in presenza di disoccupazione. In tal modo si immettono soldi, si produce aumentando la capacità di spesa.

Tracciata la linea e tornando al presente: può il governo intervenire in momenti di crisi per controllare il “libero” mercato, le fluttuazioni di borsa, le speculazioni e il crollo della produzione?

Per quanto riguarda la parte finanziaria lo stato ha il potere di immettere tutta la liquidità necessaria affinché non si fermino gli scambi. Partendo dall’assunto che l’importante è il bene scambiato e non il mezzo per scambiarlo, se lo stato ha il potere sulla creazione di moneta (lo strumento) può bloccare le imposte, l’emissione di titoli di stato e sostituire la propria banca centrale al potere dei mercati bloccando la speculazione e il crollo delle borse. Questo ovviamente presuppone un sistema che preveda un consolidamento tra ministeri del tesoro e autorità monetaria, cosa a cui si è rinunciato entrando nel sistema euro. La Cina può costruire ospedali in sette giorni e il Giappone può fronteggiare lo tsunami spendendo 200 miliardi di euro. L’Italia di oggi non può farlo per scelta (non certo per necessità). L’euro preferisce i mercati e la speculazione alle persone e all’economia reale.

Può evitare che si blocchi la produzione se ha delle industrie di stato e tecnologia a sufficienza. Serve un buon controllo da parte dello stato su quello che succede all’interno del paese e nei rapporti con gli altri paesi proprio per evitare che le crisi si acutizzino. Piani industriali, aziende strategiche e controllo del credito. Tutti i paesi al mondo che “funzionano” hanno tali regole, dagli USA alla Germania, da Singapore al Giappone e alla Corea del sud, dalla GB alla Norvegia.

… to be continued


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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