I CORONA BOND E LA TRISTEZZA CHE CI ASSALE

Pubblicato da Claudio Pisapia il

In un’intervista all’ANSA del 26 marzo scorso, l’economista belga Paul De Grauwe, professore alla London School of Economics e autore di numerosi saggi, si esprime sui corona bond e fa il punto sulla solidarietà tra i paesi europei aderenti all’euro. In primis specifica che in mancanza di interventi idonei tutta l’Europa sarà “schiacciata” dal suo debito a causa della sua “incapacità di agire”. Il che condurrà inevitabilmente alla “scomparsa del progetto europeo”.

I corona bond, che ricordiamo sono fondamentalmente dei bond emessi sulla base di garanzie comuni ai paesi dell’eurozona, oggi servirebbero per “aiutare i paesi maggiormente esposti all’aumento del debito, come Italia e Spagna”.

Questo tipo di bond è stato lanciato dal nostro premier Conte supportato proprio dal premier spagnolo con l’approvazione di una serie di paesi tra cui ovviamente Portogallo e Grecia ma anche dalla Francia di Macron che in questi giorni sta richiamando l’UE alla solidarietà da esprimersi con i fatti e superando le problematiche di carattere legale. I trattati, infatti, non la prevedono, con buona pace di chi invece la invoca.

Il Fatto Quotidiano ne traccia un pò la storia politica, soprattutto in Italia. Conte li invoca contraddicendo il suo ministro dell’economia Gualtieri e il commissario europeo Gentiloni i quali vorrebbero invece affidarsi da subito al MES. Il problema dei corona bond è che non c’è una istituzione che li possa emettere se non, appunto, il MES che però prescrive una serie di condizioni capestro per chi poi dovrà restituire tali prestiti (vedasi Grecia). Già la mancanza di un’Istituzione che se ne possa far carico a livello europeo dovrebbe far pensare, in una situazione normale ci penserebbe lo Stato avvalendosi della sua Banca Centrale. In Europa non esiste uno strumento comparabile e quindi se si vuole un aiuto bisogna “pagarlo”, questa la triste realtà.

Ma come si può pensare che l’unico modo per uscire fuori da una crisi del genere sia mettersi nelle mani di uno strozzino? proprio come succederebbe a qualsiasi cittadino o impresa dovesse trovarsi in arretrato con le tasse oppure dovesse scegliere tra chiudere azienda o provare a risalire la china senza il supporto di uno stato che lo aiuti. Insomma l’istituzione europea è come l’euro (moneta senza stato), è una barca senza remi in mezzo al mare, una comunità senza stato, senza un parlamento che possa decidere. Gli stati sono ridotti al rango di semplici utenti che devono affidarsi alle leggi del mercato, rinunciando alle proprie prerogative, e mettersi al livello di cittadini e di imprese costretti tante volte ad affidarsi alla malavita.

Ma il FQ rimarca l’intenzione di quasi tutto il PD di voler scegliere questa soluzione, in antitesi a quanto portato avanti da Conte e dal M5S supportato dalle richieste di Lega e Fratelli d’Italia.

Paul De Grauwe continua e propone l’alternativa possibile “la stessa Bce può intervenire e finanziare i deficit” degli Stati, anche se questo vorrebbe dire andare “oltre il mandato”. Un problema legale aggirabile. “Sono abbastanza sicuro che gli avvocati possano trovare una soluzione”.

In ogni caso quello su cui ci si dovrebbe concentrare è su come impedire ai Paesi già oggi in difficoltà “di trovarsi con un rapporto debito-Pil (già molto alto) in drammatico aumento, al punto di innescare una nuova crisi dei debiti sovrani”. E sarebbe appena il caso di ricordare due cose: la prima è che appena la BCE ha dichiarato il suo impegno per sostenere la liquidità gli spread sono subito calati (come ai tempi del “whatever it takes”), la seconda cosa sono invece le immagini di questi giorni dei pazienti negli ospedali spagnoli stesi su improvvisati “letti” nei corridoi.

Questo per capire che il “miracolo della ripresa spagnola” non è mai esistito come si voleva far credere. Miracoli economici basati sul mettere semplicemente i conti a posto ma a spese di sanità e altre attività sociali non sono da considerare una vittoria per i popoli. In situazioni come quella che stiamo vivendo vengono fuori tutte le contraddizioni di un mondo che vuole cullarsi sui dettami neoliberisti. Speriamo nel ricordo e nell’orgoglio!

le immagini che non vorremmo mai vedere

Sempre Paul De Grauwe “Se fossi italiano – ipotizza l’economista – e vedessi che gli altri Paesi non sono disposti ad aiutare l’Italia, metterei in dubbio l’appartenenza all’Unione” perché mancherebbe delle “basi minime di solidarietà”.

L’idea di volerci affidare al MES o di costringerci a farlo come spingono l’Olanda dei coffe shop e delle prostitute nelle vetrine insieme agli altri falchi nordeuopei (per la maggior parte gente fuori anche dal limes romano), è per la volontà di voler costringere alle cosiddette “condizionalità” che poi di fatto imporrebbero Troika e condizioni ferree di restituzione. Ci si troverebbe, insomma, subito dopo aver sconfitto il virus a dover combattere di nuovo una recessione peggiore di quella del 2008 a causa delle imposizioni di bilancio. Cosa saremmo costretti a tagliare a quel punto? sanità = già fatto; istruzione = già fatto; pensioni = già fatto; privatizzazioni = già fatto. Insomma ci vorrebbe inventiva, ma abbiamo visto che costoro ne hanno tanta.

Attacca De Grauwe “Come si può concedere credito all’Italia condizionandolo al tempo stesso all’attuazione di misure di austerità? E’ una pazzia”. La speranza, per il professore, è che i leader Ue trovino un accordo anche se al momento “non c’è segno di solidarietà”.

Vedremo …


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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