IL DEBITO PUBBLICO CHE VERRA’

Pubblicato da Claudio Pisapia il

In questa infografica elaborata dal CPI di Cottarelli vi è una previsione della crescita del debito pubblico necessaria per compensare la perdita di PIL, quindi per permettere gli interventi necessari nell’economia a deficit. Per poter ritornare a crescere abbiamo bisogno di spendere soldi che non abbiamo e quindi di fare deficit che andrà ad aumentare il debito. (qui l’intera analisi)

Nel testo si affrontano le implicazioni e la sostenibilità del debito pubblico (del resto Cottarelli …)

dice: “Una minore quota di debito detenuta dal settore privato riduce nell’immediato il rischio associato a un certo livello di debito pubblico, in termini di possibili crisi sul mercato dei titoli di Stato. Aumenta però la dipendenza dalle istituzioni europee che hanno finanziato l’Italia e, in particolare, dalla BCE.”  Vero. Infatti il debito che compra la BCE non dovrebbe essere un problema ma essere considerato solo una monetizzazione, cioè come a dire una “stampata di moneta fresca da immettere nel sistema”, infatti continua “Quest’ultima (cioè la BCE) sta finanziando l’Italia e gli altri paesi “stampando moneta”, o, in termini più tecnici, aumentando la base monetaria disponibile nell’eurozona.” Per quanto riguardo l’altro grande cruccio del Cotta, l’inflazione dice “In questa situazione, e in un’ottica di medio termine, se il settore privato manterrà volontariamente i più elevati livelli di liquidità, il finanziamento monetario dei deficit pubblici (peraltro già in corso dal 2015) non avrebbe conseguenze inflazionistiche: gli elevati deficit pubblici sarebbero stati finanziati in modo permanente attraverso il cosiddetto “signoraggio”, il potere della banca centrale di “stampare moneta”. Se invece la liquidità esistente nel sistema fosse mobilizzata in modo massiccio nel medio periodo (attraverso il canale del credito bancario) potrebbero insorgere problemi.” Se insomma tutti i soldoni che arrivano ai cittadini gli fan venire voglia di spendere invece che risparmiare (e qui potremmo comprendere che quando lo stato spende attraverso la sua banca centrale … il cittadino risparmio, cioè: spesa pubblica = risparmio privato), allora potrebbe salire l’inflazione. Di fatto, nonostante nel mondo con i programmi di quantitative easing si sia emessa moneta a go-go per anni l’inflazione sembra sia scomparsa dai radar, quindi tendenzialmente parliamo del nulla. Continua “Se la BCE, in presenza di pressioni inflazionistiche, dovesse vendere sul mercato i titoli italiani e di altri paesi europei per assorbire l’enorme liquidità creata negli ultimi anni, compreso quest’anno, i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani tornerebbero a crescere e il peso del maggiore debito pubblico creato (inevitabilmente) nel corso di quest’anno si farebbe sentire in modo più evidente.” Quindi l’idea sembra essere che per riabbassare questa inflazione (che è più un mito che una possibilità) che potrebbe venire la BCE venderebbe i titoli per ritirare liquidità dall’economia, questo farebbe aumentare i tassi di interesse (se chiedi tanto di qualcosa i tassi si alzano) e questo renderebbe più problematico il peso del debito pubblico creatosi nel frattempo.

Insomma, siccome gli acquisti della BCE sono e restano un prestito da restituire, prima o poi gli stati si troveranno a confrontarsi con il fatto che la BCE non è una banca degli stati e non funziona come le banche centrali di tutto il mondo e se ti presta dei soldi … non è un pasto gratis. Ma allora, non sarebbe meglio ri-dotarsi di una banca centrale indipendente da tali logiche e dipendente invece dallo stato, cioè dai cittadini e dai loro bisogni? In un sistema “logico” non ci sarebbe l’assillo della restituzione ma al massimo di rinnovare i titoli in scadenza e se l’economia cominciasse ad andare talmente bene e quindi ci fossero fenomeni inflazionistici da tenere a bada (ma non parliamo di certo del 2% … arriviamo almeno al 5 o 6% prima di preoccuparci) ci sarebbero tanti modi per frenarla, in uno Stato indipendente ovviamente e con i suoi poteri classici a disposizione.

Anche valorizzare il risparmio dei cittadini è un modo, se vendo titoli agli italiani e gli do’ un 3% netto di interesse, probabilmente li tengono fermi invece di spenderli. Se gli abbasso il tasso magari li spendono.

 Insomma, ci sono molti modi di vedere le cose. Questa è politica, cioè siamo nel campo delle decisioni e non dell’economia. Già capito questo poi si procede più speditamente.

 


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

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