MONETIZZARE IL DEBITO PUÒ ESSERE LA SOLUZIONE

Pubblicato da Claudio Pisapia il

Come dovrebbe essere sostenuta la ripresa economica nei prossimi mesi, attraverso monetizzazione da parte della BCE oppure attraverso prestiti finanziati dagli stessi stati che chiederanno i prestiti? La domanda potrebbe anche essere posta in modi diversi e a seconda dei bisogni e delle capacità: la BCE dovrebbe mettere a disposizione soldi nuovi da utilizzare immediatamente nell’economia oppure dovrebbe attingere a quelli in circolazione e a disposizione di investitori internazionali (cioè attraverso mercati e finanza)? Dobbiamo stampare moneta oppure chiedere prestiti?

Solitamente e comunemente la prima risposta che potrebbe venire spontanea è quella che tiene conto dell’inflazione cioè, quando la BCE, o una qualsiasi altra banca centrale, stampa moneta crea conseguentemente inflazione, quindi è meglio chiedere prestiti. Non sarebbe però una risposta libera dal preconcetto indotto da una specie di meccanismo cognitivo inoculato da decenni di propaganda, molto simile, per fare un esempio, a quello sponsorizzato contemporaneamente negli stessi anni ’80 ovvero: tutti possono diventare ricchi accettando e promuovendo le regole del sistema capitalistico- globalista. Poi però ci siamo trovati costretti a fare i conti con la realtà e a rivedere il nostro ruolo all’interno di questo schema, per cui abbiamo capito che: molti devono essere poveri per permettere a pochi di essere ricchi oppure, molti si devono indebitare per permettere a pochi di vivere di interessi o, ancora, 100 devono fare trading per permettere a 5 di incamerare guadagni (il primo dei cinque è quello che permette l’accesso alla piattaforma, il secondo quello che insegna come non far parte del rimanente 95%).

La lotta all’inflazione per i più appare una difesa dei ceti più deboli mentre ad altri appare come la difesa degli interessi dei ceti più forti, la verità non sta nel mezzo ma ai lati perché l’economia (e i fenomeni che la caratterizzano) non è scienza certa e buona per tutti i periodi ma ha necessità che qualcuno la adatti al momento e al bisogno. La realtà (vera) potrebbe venire in aiuto e dare soluzioni e allora l’inflazione diventa semplicemente quello che è: un fenomeno monetario. Che diventa però un fenomeno da baraccone in mano alla propaganda mainstream da utilizzare alla bisogna per ammantare di scientificità tesi senza basi e nascondere che l’inflazione molte volte tutela stati e cittadini da crisi attuali e li sgrava dal sovraccarico di interessi futuri.

Affidarsi all’inflazione come fenomeno esclusivamente “cattivo” magari assolve dall’eventuale peccato di uscire dal pensiero comune, ma non tiene però conto della ragione, quella che ha permesso all’umanità di uscire dai secoli bui. La quarantena da coronavirus ha, infatti, tolto moneta dal circuito economico e allora oggi ci sono più prodotti che soldi per acquistarli, quindi stampandoli (quei soldi di cui sopra) si coprirebbe semplicemente un buco per poi ripartire dallo start senza bagaglio ingombrante. Chiedendoli in giro (sempre quei soldi di cui sopra) e per coprire lo stesso buco oggi, avremmo come risultato un buco più grande da riempire domani. Capitale e interessi da dover restituire in un clima di continuo ricatto e pretesa austerity già sperimentata in forma orwelliana dalla Grecia.

Affidarsi ai prestiti europei creerà sicuri problemi alle future generazioni perché l’aumento delle risorse nell’immediato corrisponderà alla diminuzione della capacità di spesa futura. Dovrà essere tutto restituito garantendo interessi e tagli a sanità, pensioni e spesa sociale. Insomma le stesse cose che ci hanno portato al dramma attuale di avere ospedali talmente precari da dover bloccare un Paese per paura di intasare le terapie intensive, dover richiamare medici dalla pensione e avere bisogno di aiuti dall’Albania e da Cuba (grazie incondizionato ovviamente a questi Paesi). Ma davvero vogliamo ripartire senza considerare tutto questo?

Dicevamo dell’inflazione. Questa viene solo dopo aver coperto quel buco esistente tra la capacità di produzione e la quantità di moneta in circolazione. Se ho 10 mele e 10 soldi ogni mela mi costa 1 soldo, se poi stampo 100 soldi senza aumentare la produzione di mele allora la stessa mela mi costerà 10 soldi. Siamo in queste condizioni (cioè abbiamo già più soldi che mele e allora non serve stampare) o dobbiamo davvero parlare di inflazione come fa il sole 24 ore?

Sembra di discernere del modello di casco ergonomico per le passeggiate su Marte…

Ovviamente se il lock down dovesse continuare e le aziende dovessero continuare a rimanere chiuse, allora si creerà una crisi anche dal lato dell’offerta (troppe mele), e questo potrebbe creare nuovi scenari che richiederebbero nuove soluzioni.

E’ chiaro ed evidente che tutti gli esempi relativi alla stampa della moneta, da Weimar alla Nuova Guinea e all’Argentina o al Venezuela non sono attinenti al caso in esame e per cui non valgono come basi su cui strutturare il ragionamento in corso. Ma questo ovviamente non vale per chi non ha altri argomenti.

La moneta riflette beni e servizi prodotti e quindi se viene a mancare impedisce gli scambi e, di conseguenza, manda in crisi l’economia. Produrre beni e servizi è nelle capacità dell’essere umano, dell’imprenditore, dell’operaio, del cittadino. Produrre moneta è invece nelle capacità degli Stati e quindi ognuno deve fare la sua parte ma solitamente vi è una buona riuscita solo dalla parte dei privati mentre ristagna l’incapacità di regolare la quantità di moneta da parte delle istituzioni preposte.

L’economia è scambio, e il PIL ne misura la quantità, quando si fermano gli scambi il sistema si inceppa e il PIL cala. Bisogna comprendere se il calo avviene per mancanza di capacità produttiva oppure per mancanza del mezzo scelto perché gli scambi avvengano. La soluzione non può prescindere dall’analisi o dall’anamnesi del paziente. Ciò che va bene in un determinato contesto non va sicuramente bene in altri. Domanda e offerta non sono termini buttati nel vocabolario per riempire spazi vuoti.

Che tipo di problema abbiamo dunque oggi in Italia e in Europa? Siamo tutti bloccati, e non per colpa nostra, in casa. Le aziende sono chiuse e i lavoratori restano a casa. Sono chiusi i bar, i ristoranti e sarà lock down forse il turismo ai lidi ferraresi. Funziona alla grande la Ferrari, anzi non ha mai chiuso perché è riuscita a riorganizzare la produzione, allora mangeremo pezzi pregiati di Ferrari?

Quindi i bar, i ristoranti e chi si occupa di turismo ma anche gli studi professionali e i parrucchieri, dovranno ricevere dilazioni nei pagamenti delle tasse e prestiti a tassi vantaggiosi dalle banche oppure sarebbe il caso di dar loro soldi senza condizioni e a fondo perduto al solo scopo di coprire un buco di tre mesi di lock down?

In fondo è come chiedersi se è più importante avere 1.000 euro oppure un respiratore che salva la vita a nostro nonno, padre o fratello o addirittura figlio. A cosa servono mille euro se non a rappresentare un bene o un servizio immediato che preservi la vita o la dignità di un essere umano? E proviamo ad immaginarci se un ragionamento del genere fosse stato fatto nel 1981 quando si affidò i Titoli di Stato italiani ai mercati e alla finanza oppure quando si è deciso che la Banca Centrale Europea dovesse essere svincolata dai bisogni di Stati e cittadini europei, oppure quando si affida il nostro destino a Walter Ricciardi o, ancora, ad una task force di tecnici non eletti da nessuno e quindi svincolati dai nostri bisogni.

Se non avessimo regalato 3.000 miliardi (tre trilioni) di interessi dagli anni ’80 ai mercati finanziari, oggi avremmo problemi di capienza nelle terapie intensive?

Il nostro nemico, oggi come ieri, è l’inflazione oppure l’incapacità di discernere i fenomeni economici dagli eventi storici e contingenti? E a cosa serve mandare delle persone in Parlamento se poi a decidere della nostra vita è sempre quella terza Camera, non eletta, rappresentata dai mercati e dalla finanza?

Di sicuro non è, oggi, il momento di litigare ancora su chi debba cantare a ragione “bella ciao” ma è necessario, invece, tracciare una linea di demarcazione tra le scelte da fare per il futuro e gli errori del passato. Scelte che debbono necessariamente partire dai cittadini e dai loro bisogni smettendola di abdicare dalle proprie responsabilità politiche e smettendola di ricercare soluzioni nel torbido calderone della burocrazia e dell’indifferenza europea.

Alla domanda iniziale è necessario rispondere quindi che è opportuno stampare e non richiedere prestiti, dare soldi alla gente e alle imprese senza tentennamenti perché la ripresa passa dalla liquidità e il futuro si costruisce investendo senza creare lacci che poi potrebbero stringersi alla gola dei nostri figli.


Claudio Pisapia

Studio i fenomeni sociali seguendo quelli economici. Maturità classica e Laurea in Scienze Politiche, collaboro con il Gruppo Economia di Ferrara (GECOFE) nell'organizzazione di eventi, conferenze e nello studio della realtà macroeconomica. Collaboro con chi mi chiede collaborazione. Ho scritto i libri "Pensieri Sparsi" e "L'Altra Faccia della Moneta".

2 commenti

Mario · 26 Aprile 2020 alle 19:28

Grazie per il articolo, mi spiace importunarti ma ho qualche domanda per te:

Se stampassimo di piú i nostri soldi varrebbero meno questo vorrebbe dire pagare di piú le importazione e quandagnare meno sulle esportazioni. Se nel tuo ragionamento inserisce questo aspetto, a conti fatti, pensi che sia ancora piú vantaggiosa questo opzione che hai proposto?

Oppure nel caso in cui pensi che non ci sarebbe svalutazione della moneta, perché pensi che questo non dovrebbe succedere se solo noi come euro scegliessimo questa strategia ?

Grazie buona serata,

    Claudio Pisapia · 27 Aprile 2020 alle 10:57

    In realtà non c’è evidenza della correlazione inflazione = svalutazione. Per gli altri “pezzi” di domanda ho un po’ di difficoltà ad individuarle, ad essere sincero. In ogni caso provo, come Italia abbiamo poco margine di manovra sull’euro in quanto la politica monetaria spetta alla BCE e quindi se riuscissimo a far tanta pressione per far accettare la linea della monetizzazione di cui parlo (ma la vedo davvero difficile) non ci sarebbero problemi di inflazione perchè la moneta creata servirebbe e verrebbe impiegata immediatamente. Non ci sarebbe svalutazione perchè non ce ne sarebbe ragione ma se pure ci dovesse essere… nei confronti di quale valuta? dollaro, yen, cina, svezia o cosa? In ogni caso e tolto l’imbarazzo della svalutazione che è un altro fenomeno, nel post spero si capisca bene che l’inflazione si crea dietro specifiche condizioni. Con il QE sono stati immessi nel sistema eurozona circa 3.000 miliardi in tre anni e non c’è stata inflazione, di conseguenza c’è evidenza empirica che l’inflazione non è un fenomeno immediatamente correlato allo stampare moneta.

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