IL TEMPO DENTRO E FUORI I VANGELI
La relazione tra tempo e conoscenza ha una forma indefinita. Il tempo ha un ritmo e il ritmo è fondamentale. Riuscire a prendersi del tempo e ragionare, rallentare, significa prendersi lo spazio di libertà necessario per reagire agli stimoli esterni e mettere pace ai turbamenti interni. Fermarsi per trovare equilibrio tra il dentro e il fuori, l’albero e il frutto, la domanda e la risposta.
Tra il fare e il risultato c’è il tempo, nel frattempo assapori la gioia della consapevolezza che porta alla conoscenza. Ma il tempo non sempre è disponibile, è il punto di rottura. Corre e tu dovresti rallentare, per osservare.
Se non osserviamo non comprendiamo e se non comprendiamo non possiamo avere una nostra idea e quindi ci manca l’equilibrio per poter arrivare a tracciare una linea tra interno ed esterno. L’abitudine a non avere tempo forma la nostra mancanza di verità e ci lega alle conclusioni degli altri che spacciamo per nostre e soprattutto per vere, reali, ineluttabili e inconfutabili.
Abbiamo guadagnato decine di anni in speranza di vita e l’abbiamo migliorata dal punto di vista fisico/materiale/tecnico, ma non facciamo progressi nella ricerca della verità. Un aperto conflitto tra cuore, mente e anima “colui che conosce il tutto ma è privo (della conoscenza) di se stesso, è privo del tutto” (dai Vangeli).
Nel mio libro Pensieri Sparsi avevo scritto “… I romani avevano costruito un impero enorme tenuto insieme dalle loro strade al fine di favorire i loro commerci e di spostare le legioni dove erano necessarie nel minor tempo possibile. Riuscivano a percorrere anche 30km al giorno, e in un mese potevano coprire una distanza di un migliaio di km. Noi possiamo fare lo stesso in qualche ora, un successo enorme. Ma dov’è finito il tempo risparmiato? A volte lo rivediamo nella scelta di un prodotto su uno scaffale perfettamente uguale ad un altro posizionato in un supermercato a migliaia di chilometri di distanza, quando ci sembra di avere grandi capacità di scelta, di avere il mondo a portata di mano.
Lo spazio umano manca in questa nuova società che oramai è già vecchia, e come noi vecchi si imbruttisce sempre di più, diventa inguardabile, a volte tristemente inutile al nuovo che fatica ad arrivare perché non trova spazi di espressione…”
Mi ha sempre affascinato l’esplorazione e necessariamente ho fatto i conti con i miei spazi di manovra e con il tempo, come strumento, me lo sono trovato spesso come nemico. Poi ho capito che il tempo è quello che vuoi tu, puoi modellarlo. Il problema potrebbe essere risolto ma anche diventare più grande, perché quando ci si trova di fronte a se stessi e non più a qualcosa che ci impedisce di vederci, di ritrovarci, può esserci un ulteriore scoglio da superare, forse più pericoloso.
E’ come passare da una vita senza specchio ad una con gli specchi, ti guardi, finalmente, e devi decidere se ti piaci, se ti accetti, o se è meglio non guardare.
Gesù disse, “Un uomo doveva ricevere degli ospiti. E quando ebbe preparato il pranzo, mandò il suo servo ad invitare gli ospiti. Andò dal primo e disse «Il mio padrone ti invita». Egli rispose, «Ho dei diritti con alcuni mercanti. Verranno da me questa sera. Devo andare a dar loro i miei ordini. Chiedo di essere scusato per la cena». Andò da un altro e gli disse «Il mio padrone ti ha invitato». Egli rispose, «Ho appena acquistato una casa e sono impegnato per tutto il giorno. Non ho tempo libero». Andò da un altro e gli disse «Il mio padrone di invita». Egli rispose, «Il mio amico si sposa e io devo preparare il banchetto. Non posso venire. Chiedo di essere scusato per la cena». Andò da un altro e gli disse «Il mio padrone ti invita». Egli rispose, «Ho appena acquistato una fattoria e sto andando a riscuotere l’affitto. Non sono in grado di venire. Chiedo di essere scusato». Il servo tornò dal padrone e disse, «Coloro che hai invitato a cena chiedono di essere scusati». Il padrone disse al suo servitore, «Va’ fuori per le strade e porta qui quelli che ti capita di incontrare, così che possano cenare». Uomini d’affari e mercanti non entreranno nei luoghi del mio padre”.»
(Vangelo – gnostico – di Tommaso, 64)
La stessa parabola è riportata nei Vangeli canonici di Luca (14, 16-24) e Matteo (22,1-10), con la differenza che qui si costringono alla fine le persone trovate per strada a partecipare con la forza.
In un altro scritto gnostico è scritto: “Essi precipitarono gli uomini nei grandi turbamenti e nelle sofferenze dell’esistenza affinché i loro uomini non fossero preoccupati d’altro che delle faccende della vita, e non avessero il tempo di dedicarsi allo Spirito Santo” (Natura degli Arconti 91, 7…).
Mettendo insieme questi versi possiamo dedurre che il messaggio sia quello di indicare le difficoltà che hanno le persone di lasciare gli affari quotidiani, di prendersi tempo per se stessi e per partecipare al banchetto della conoscenza.
Di duemila anni fa il rimprovero di non vedere, non osservare, non capire le risposte, non trovare il tempo.
Allora come oggi, chi manipola conosce, fa tesoro degli insegnamenti e utilizza, ad esempio, i politici per toglierci il tempo. La loro finta guerra di posizione distrae e un assembramento per una partita di calcio diventa differente e meno pandemica di una manifestazione per il diritto a non vaccinarsi. Vaccinare i 12enni diventa più importante di migliorare i trasporti o prevedere aule vivibili.
Litigare sulle mascherine toglie tempo alle persone che non riescono ad elaborare l’improvvisa abbondanza di denaro (da dove verrà? boh!).
Costringere alla conoscenza come in Matteo e Luca? Impossibile senza la forza delle armi, monopolio del potere temporale. E Lui insegnava ad amare tutti, anche i nemici, e aveva parlato di fuoco e spada solo ad opera di suo Padre, non degli uomini.
Quindi?… riflettere, magari le giuste domande … trovare il tempo e darsi una possibilità.
0 commenti