CAPITALISMO E/O SOCIALISMO E/O QUALCOSA …
E’ sicuramente singolare quello che sta succedendo in Cina, in ogni caso degno di attenzione, degno di produrre un dibattito … che non c’è.
Noi sappiamo che nel mondo occidentale il liberismo impone nessuna ingerenza dello Stato, “ognuno pensa per se” portato alle estreme conseguenze, superato solo nel caso ci sia da mettere a carico della collettività errori causati da troppo liberismo (tipo si vende a quattro spiccioli qualche gioiellino di Sato e poi quando questi affonda lo si ricompra a spese del contribuente).
Cosa succede invece in Cina? la Cina si sviluppa diversamente, a indirizzo statale molto pregnante, il partito comunista decide tutto e dispone, a un certo punto, un pò di apertura al mercato. Questo fa fare un balzo in avanti, una specie di economia keynesiana, fintamente annacquata di liberismo per farsi accettare dal mondo.
Spuntano così una caterva di miliardari cinesi e tra questi mr. Alibaba, il gigante dell’e-commerce, che ultimamente è spesso sotto i riflettori (occidentali), disegnato/raccontato come un campione capitalista oppresso dal leviatano.
Succede che la Cina aveva deciso di crescere e migliorare il suo standard di vita e, comprendendo il potere del capitalismo, ne sfrutta i metodi per raggiungere i suoi scopi. E a quanto pare ci riesce, visti i ritmi di crescita, il generale miglioramento dei salari e della vita.
Ma la Cina non è passata propriamente al capitalismo liberista, un pò forse ad una sorta di capitalismo di stato dove quest’ultimo comanda e non subisce, indirizza e non vuole saperne di essere indirizzato. E quando vede che i suoi scopi si stanno realizzando, richiama all’ordine chi sta diventando troppo potente ed ecco che Alibaba viene invitato a fare una donazione da 100 miliardi di yuan (15,5 miliardi di euro) ai programmi sociali ed economici del Partito Comunista.
Era successo anche a Pinduoduo, che aveva donato 1,5 miliardi di dollari e a Tencent, che da aprile ha annunciato donazioni complessive di 15 miliardi per un programma dedicato al “bene comune”.
Precedentemente Alibaba (Jack Ma), a luglio di quest’anno, aveva donato 23 milioni di dollari all’Henan, la regione della Cina centrale colpita da un’alluvione.
Ora, come notano e fanno notare gli analisti, tra cui MF-Milano Finanza, “il presidente Xi Jinping ha citato nei propri discorsi il “benessere comune” ben 65 volte, il doppio di quanto fatto lo scorso anno. Ieri, poi, il numero uno del Partito Comunista ha convocato 11 aziende, tra cui Didi e la stessa Alibaba, per discutere delle loro politiche aziendali, incluse quelle sulla gestione delle risorse umane. Insomma, Pechino pretende collaborazione dai Cresi del tech per la redistribuzione della ricchezza e, considerate le recenti ingerenze governative, le aziende stanno rispondendo all’appello.“
Su cosa bisognerebbe riflettere? su chi ha il potere, lo Stato o l’economia dei privati? quando lo Stato vuole intraprendere una politica economica, quale vuole indirizzare e decidere può sempre farlo, e non solo se si chiama Cina.
Tutte le grandi aziende, in particolare quelle Hi Tech americane dipendono dalla tecnologia inventata e sperimentata dallo Stato, si pensi ad Arpanet, ai cellulari e alle missioni spaziali. Come si raccolgono i dati e come li si usano. Tutti negli USA è made in … USA, cioè dell’apparato statale e nessuno dei grandi paperoni potrebbe esserlo senza lo Stato.
Chi pensa che siamo nelle mani di un manipolo di super ricchi pensa male, siamo dominati è vero, ma non dai paperoni. Chi ci governa sono le strategie degli stati profondi che usano tante marionette. In Cina è evidente, da noi un pò meno, forse.
ps
foto del libro in copertina presa a caso perchè rende evidente quanto non si è capito e la differenza tra narrazione e realtà
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