LA GUERRA DI POSIZIONE RUSSA E IL FRASTAGLIATO CAMPO OCCIDENTALE
La Russia, che fino al 24 febbraio 2022 era considerata una potenza militare seconda solo alla super potenza americana, viene oggi ridimensionata, nell’immaginario collettivo occidentale, perché incapace di portare a compimento l’avventura ucraina. Bloccata in una guerra di posizione che ricorda la Grande Guerra combattuta nelle trincee, in pochi metri soldati con la divisa di un altro colore ma dello stesso identico umore.
Certo l’ex armata rossa sta sorprendendo per scarse prestazioni i più. Pochi però considerano che non sta combattendo solo contro gli ucraini. Il fronte è molto più largo di quello che appare. In campo c’è in pratica tutto il know how dei paesi occidentali che addestra i soldati ucraini, li rifornisce di armamenti e munizioni, li incoraggia con promesse mirabolanti come l’ingresso nell’Unione Europea e stanzia fondi per la ricostruzione prima ancora che la guerra sia finita.
Tutto l’Occidente a contenere la minaccia russa in maniera sfacciata, dimenticando a volte che questa è potenza nucleare, in possesso di qualcosa come 6.000 testate nucleari e in grado di lanciarle da Berlino a Roma, a Madrid e oltre. Forse gli americani confidano nel fatto che l’Europa rimanga il campo di battaglia per tutte le armi che si deciderà di usare, o forse è già stato stabilito.
In questa guerra la Russia combatte contro tutti paesi occidentali e anche contro i miliardari privati, come Elon Musk che fornisce i satelliti spia, e contro le banche che si sono viste costrette a congelare tutte le riserve russe presenti all’estero per centinaia di miliardi. Ma a noi appare debole perché sul campo di battaglia vediamo solo gli ucraini e la nuova propaganda di guerra inaugurata a reti unificate da Zelensky.
Dovremmo forse ricordare che nell’ultima avventura estera americana anche questi non hanno brillato in efficienza. In Afghanistan ci sono stati per vent’anni, una decina solo per ritrovare il vecchio Osama, per poi essere cacciati a calci insieme a tutto l’Occidente, NATO compresa, che li ha accompagnati e supportati sul terreno di battaglia. Combattevano in cento contro uno, gli sbandati Talebani che alla fine si sono seduti al tavolo delle trattative e hanno riavuto indietro il loro Paese, con tutto quello che ne consegue. L’insieme dell’Occidente, che oggi richiama la Russia alla sua inefficienza, non è riuscito a sedare l’Afghanistan. Una sconfitta epocale. Ma gli USA, nella nostra narrazione, sono rimasti potenza incontrastata. Anzi abbiamo già dimenticato la sconfitta.
Dalla fine della seconda guerra mondiale ci sono state tante, troppe guerre. In Europa è stata assicurata una pace sostanziale dalla presenza contemporanea delle armate americane e sovietiche. Eccezion fatta per le vicende balcaniche, ma nel mondo di guerre ce ne sono state. A bassa intensità sono state chiamate. Ma non lo fu la guerra di Corea, dove morirono milioni di persone e appena dopo cinque anni dal 1945.
In quella penisola le due super potenze erano l’una contro l’altra ma in segreto, senza dirlo al mondo, e lasciarono sul terreno milioni di morti tra coreani, americani, russi (pochi forse) e tanti cinesi inviati da Mao a supportare i nordcoreani. Morti anche delle tante altre nazionalità che confluirono sotto le insegne dell’ONU.
Poi ci fu il Vietnam, poi l’Afghanistan per l’URSS, innumerevoli piccoli conflitti in Africa, Sudamerica fino alle guerre mediorientali più recenti. Nessuno dei due paesi leader dei due blocchi contrapposti ha mai vinto veramente, fino ad oggi dove si vorrebbe a tutti i costi un vincitore. Non si capisce ancora bene a quale costo e chi lo dovrebbe pagare.
In realtà solo i paesi dell’Est a cui è stata concessa l’iniziativa dagli USA, almeno apparentemente, sarebbero disposti ad arrivare fino a Mosca in una grande controffensiva occidentale. Gli americani temono il caos dopo l’impero, migliaia di armi nucleari da tenere sotto controllo e un territorio sterminato da amministrare. Gli europei occidentali propriamente detti tentennano fra le due opzioni ma sembrano intenzionati a non lasciare il posto di sudditi privilegiati degli USA agli europei dell’Est. E quindi via con i Leopard (a denti tedeschi stretti), il festival di Sanremo e a chi sa che cosa ancora.
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