CAMPAGNA ELETTORALE. LEZIONE DI BAGNAI, UN PO’ DI M5S MA ANCHE POTERE AL POPOLO

Dal mitico blog del prof. Bagnai (un blog da cui c’è solo da imparare in tema di macroeconomia), e in particolare da qui . estraggo la seguente frase … Certo, per capire questo bisogna intanto conoscere i dati, che di per sé parlano, e poi disintossicarsi dal ciarpame liberista che ci ha infettato, la cui cifra distintiva è il considerare la moneta come una merce il cui valore deriva dalla scarsità, anziché come una istituzione il cui valore deriva dai rapporti sociali.

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CAMPAGNA ELETTORALE. IL DEFICIT E IL TETTO DEL 3%

Parliamo di deficit e  quindi di regole europee e dei Paesi che non le rispettano. In particolare lo faccio per “rispondere” a Massimo Giannini di Repubblica che ha contestato sia Salvini che Di Maio in merito alla loro affermazione sul persistente sforamento del tetto del deficit da parte della Francia (come a dire: anche di fronte all’evidenza i cattivi dobbiamo per forza essere noi). La precisazione quindi non serve al resto degli italiani che sanno, serve solo a lui che fa informazione e quindi non lo sa! “Carissimo, stai sbagliando”

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CAMPAGNA ELETTORALE. CRESCE L’ATTESA PER LA “POLITICA”.

L’argomento “principe” della campagna elettorale non poteva che essere Lei! e giù “i punti”: meno tasse, più pensioni, più stipendi. Improvvisamente tutto è possibile, oppure fattibile ma, oddddiooo … e i soldi? le coperture? l’Europa lo permetterà? e non dimentichiamo l’austerità … espansiva ovviamente.

La Politica Economica non esiste in quanto tale, come fenomeno avulso dalla vita sociale o da altre forme di condizionamento. È una conseguenza della volontà di fare qualcosa in un determinato modo piuttosto che in un altro e a seconda di come viene attuata da dei risultati piuttosto che altri, può favorire pochi o molti, una categoria piuttosto che un’altra, una classe sociale piuttosto che un’altra.

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L’INCONSISTENZA DELLA CRESCITA DEL PIL

La previsione del PIL in aumento ci autorizza ad essere fiduciosi? a pensare che le cose stiano davvero migliorando, che possiamo archiviare le paure e tutte le analisi che abbiamo fatto noi catastrofisti dell’euro fino ad adesso?

Non credo proprio, in questi lunghi anni di crisi e visti gli alti tassi di disoccupazione che ancora permangono in tutta l’eurozona, anche quelli che l’euro l’avevano costruito si sono espressi e hanno candidamente affermato che siamo in un esperimento sbagliato.

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LA GABBIA

mio articolo di qualche tempo fa pubblicato da scenariconomici

Con la scelta di affidarci al mercato globale non credo siamo passati da un mondo chiuso a un mondo aperto. Così come non credo che un abbandono della Ue o dell’eurozona equivalga a chiudersi, cioè ritorno al passato, al vecchio, al brutto.

Credo invece che siamo passati da un mondo regolato a un mondo con sempre meno regole. Il passaggio dalle politiche Keynesiane a quelle neo liberiste ne ha richiesto infatti sempre di meno, perché questo tipo di mondo che hanno deciso per noi si basa principalmente sul profitto, che cresce laddove diminuiscono controlli e regole e laddove lo Stato non possa esercitare le sue funzioni di controllo e difesa degli interessi democratici, solidali e partecipativi. Quindi dagli anni 80 si è creato il mercato globale che conosciamo oggi, cioè la giungla, in cui vince chi produce peggio e a minori costi. Ovvero si è legalizzato sempre di più lo sfruttamento su scala mondiale!

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